Il settore del cibo on the road è stato fortemente penalizzato da questo anno di pandemia, come sarà il prossimo futuro?
Fin dagli albori della nostra civiltà, dagli Egizi ai Greci e Romani, esistevano i venditori ambulanti di cibo. Cucinavano in strada per le classi più povere che non disponevano di cucina nelle loro abitazioni.
Oggi il cibo di strada non è solo moda, è pratico ed economico, è ricerca di particolari sapori tradizionali e ritorno alla cultura del territorio, alle proprie radici. Ormai è stato consacrato, dai Guru della gastronomia, nuova icona del terzo millennio. Non possiamo pensare di dover rinunciare ad una usanza così radicata nella tradizione mondiale. Dobbiamo tuttavia fare i conti con l’emergenza sanitaria che ha rivoluzionato le nostre vite in questo ultimo anno.
Quali i danni subiti?
Il settore del cibo on the road ha subito una battuta di arresto importante. Fermo da ottobre, le prospettive per la ripartenza ancora non ci sono. IL SOLE 24 Ore riporta che a Maggio scorso l’Italia, con circa 25mila realtà imprenditoriali, i danni economici subiti ammontano a circa 200 milioni di euro.
Il calendario degli eventi 2020 è stato bloccato e la categoria non è stata inserita nel decreto ristori. Una soluzione va trovata urgentemente.
Trovare nuovi modalità per il cibo on the road!
Le richiesta di Alfredo Orofino, ideatore del Festival Internazionale dello Street Food, è di avere accesso ad uno spazio food fisso all’interno delle città. Gli operatori potrebbero sostare, nell’area dedicata ad una distanza di almeno 3mt., somministrare ai clienti le proprie specialità per l’asporto in tutta sicurezza utilizzando i dispositivi richiesti. Per evitare assembramenti e attese si potrebbero raccogliere gli ordini telefonicamente o tramite social e app.
Spiega Ororfino , “La natura del nostro lavoro poi ha molti aspetti positivi, come lavorare all’esterno e poter mantenere le distanze con facilità, ma anche limiti che andrebbero sicuramente rivisti. Per questo ho scritto a inviato precise richieste alle istituzioni nazionali, regionali e comunali, mettendo a punto un piano operativo ed organizzativo che permetta agli operatori di lavorare, rispettando tutte le misure di sicurezza. Le risposte sono state, a voce, anche positive ma l’operatività è ancora lontana».
Le decisioni devono arrivare in fretta per non far morire il settore del cibo on the road. Non dobbiamo mai dimenticarci che questo settore fa parte della nostra storia, diventando sempre più di ispirazione per la ristorazione in generale.